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DALL’Altra terra

Da oggi Lucio Dalla riposa nella tomba di famiglia.

In un soffio era volato via creando un grande e doloroso vuoto in noi e fra tutte le persone che lo amavano e trovavano in lui il poeta, il cantante, l’artista e il grande maestro di vita.
Ora si trova nel luogo del lungo sonno, per trascorrere la sua seconda fase della Vita, accanto alla adorata madre e a quel padre troppo presto perso e sempre cercato. Gli sono accanto il premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci, il compositore Ottorino Respighi e possiamo immaginare che discorreranno d’arte e di poesia, a pochi metri si trovano i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti, il direttore d’orchestra Rodolfo Ferrari, Eugenio Gnudi sindaco di Bologna per pochi giorni nel 1921, l’architetto Edoardo Collamarini e tanti altri protagonisti della sua città, insomma un bel Cenacolo. Sarà in ottima compagnia!

Lucio, che in vita aveva preso informazioni proprio sulla recente possibilità di essere sepolto nella parte storica della Certosa di Bologna, ora si trova dunque al suo centro, nella pacata e serena compostezza dell’altra città dove c’è il riassunto della nostra storia in quello spazio prestigioso denominato “Zona Monumentale“ che,
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ringraziando l’amico Mauro Felicori, il Comune di Bologna ha voluto donare al Grande Lucio. Per costruire questa sua ultima dimora abbiamo seguito l’insegnamento di Lucio che è cercare giovani talenti artistici dando loro spazio e aiuto.La ricerca ha condotto noi cugini di Lucio Dalla e l’amico Tobia, ad affidare il progetto dell’opera al suo caro e sincero amico Stefano Cantaroni e Antonello Santè Paladino (sitopagina facebook) che ha plasmato la tomba. Crediamo e speriamo che l’opera realizzata sia amata, oltre che da noi, da tutti coloro che lo seguivano, che lo apprezzavano, e che la vorranno visitare.

 

un uomo come me
si allontana di sera
credeva fosse inverno
e muore a primavera
(Un uomo come me, Lucio Dalla)

 

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Riflessioni sul Sepolcro di Lucio Dalla

E’ molto difficile per me poter trascrivere l’emozione e l’empatia, provata nell’eseguire creativamente il sepolcro per il grande Maestro di vita Lucio Dalla. In un primo momento tutto mi sembrava irreale, la mia mente e i miei pensieri si chiedevano con stupore come avrei mai potuto realizzare l’opera a un artista così grande e ancora così presente nelle vite di ognuno di noi. Mi sono anche detto che probabilemente Lui sapesse chi io ero ma io non conoscevo Lui, almeno fino a questo momento. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho capito di essere il realizzatore di una così grande opera nel momento in cui ho cominciato a sezionare ogni singola parte del progetto di S. Cantaroni e con grande meraviglia ho notato che ogni singolo elemento sotto le mie mani, prendeva forma. Raccontava una parte di storia di Lucio, ne sono un esempio il rosario che ha sempre portato con sè fin da bambino o il clarino simbolo della sua grande carriera. Durante la realizzazione del sepolcro ho provato un grande senso di calore, quello stesso calore che si manifesta nello sguardo delle persone che gli sono state affianco durante il suo cammino di vita:

L’opera d’arte, è un atto d’amore, l’amore è il fuoco che investe la materia e le dà forma, anche la materia è spirito. In questo amore la forma acquista una fisionomia in cui si scioglie ogni riferimento”.

G. Manzù

Come afferma lo stesso scultore Manzù, il sepolcro si veste di energia e l’ombra di Lucio ne è una dimostrazione. L’apparizione o meglio l’ombra di Dalla deriva da una famosa foto del grande fotografo Luigi Ghirri il quale lo ritraeva alle Isole Tremiti, terre al quale Lucio è stato sempre fedele. Sembrava quasi di dar vita a quel ricordo come un acquerello incrostato di materia, a poco a poco ricomponendo il sepolcro con gli elementi precedentemente sezionati, notavo con piacere come questi acquistassero una loro energia sospesa in un aura metafisica. Lucio ci ha voluto mostrare attraverso quell’ombra, la coscienza sensibile della materia, quell’ombra che sta in disparte sul IMG_2639retro del sepolcro in modo che nessun intruso possa disturbare il suo colloquio con il destino “Ma quella figura non sarebbe in disparte, né assurgerebbe a tale impressionante grandezza, se non si ergesse entro i limiti di uno spazio infinitamente profondo e intensamente vibrante, ma più reale per i sensi di quanto non lo sia il cielo incommesurabile”. Anche se la citazione si riferisce all’arte cristiana, rende bene l’idea di come il senso metafisico s’impadronisce del pensiero, un pensiero che tende ad andare oltre e al di là della semplice immagine rappresentata.

Antonello Santè Paladino