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L’ingorgo

Mettere in marcia il motore,
avanzare tre metri, staccare,
fermarsi a guardare e a parlare,
alla fine spegnere il motore

Tre suore giovani nella 2 cavalli,
un ragazzotto dentro la Dauphine,
c’è un uomo bianco nella Caravelle,
altro uomo e donna in una Peugeot

Dietro alla 2 cavalli c’è una Volkswagen
con dentro una ragazza e un soldato
certamente sposati da poco,
hanno le spalle bruciate dal fuoco

Centomila auto imbottigliate
nella corsia nord e sud verso Parigi
da dodici ore nessuno si muove

Passa il giorno e arriva la sera
passa la notte e il giorno fa ritorno
alle nove arriva uno straniero
e chiede pane alla gente intorno

Allez! Tutti in auto e avanti cento metri,
a mezzogiorno si briciola un biscotto,
l’ingegnere dorme nella Taunus,
un muso di cane contro il vetro rotto

La terza notte è lunga come il mare
la notte terza è proprio un fiume in piena
una donna passeggia per il campo
parla da sola, piange, si dimena

Parigi è laggiù bella e lontana,
sembra un pavone con le piume aperte,
ha un giallo acceso per divertimento;
qua c’è un rumore e strisciare di vento

Al quarto giorno avanzano un chilometro,
molti hanno lasciato l’automobile
e girano per i prati e le foreste
cercando il pane e l’acqua come bestie

Dividono sul bordo della strada
l’ultimo creck, l’ultima bottiglia;
la cocacola è razionata a gocce:
due gocce solo per le labbra rotte

Verso sera qualcosa si muove
con uno strappo la fila si snoda
come un gatto che si morde la coda
le macchine procedono in pariglia

Le stelle o le nuvole o la vita
Forse un soldato poteva ritornare
Un adattarsi meccanico a pensare
Dalla Simca fanno un gesto d’amore

Assurdo sentimento di speranza,
cavalli cavalli cavalli corrono sui prati,
foglie bianche si aprono cadendo,
il laser del sole le taglia ridendo,

Luci rosse rosse sempre accese
danno il via a una pazza rincorsa;
centomila bisonti scatenati
verso Parigi stretta in una morsa